sabato 24 gennaio 2015

La Teoria del Tutto: La recensione



Nominato ai prossimi Premi Oscar in 5 categorie tra cui Miglior Film e Miglior Attore Protagonista, La Teoria del Tutto (The Theory Of Everything) è la storia di Jane e Stephen Hawking
Più che del lavoro del cosmologo più famoso al mondo, il film ripercorre la storia matrimoniale di Stephen e delle difficoltà della vita domestica dovute alla malattia.
La Teoria del Tutto, diretta da James Marsh,  è l'adattamento cinematografico della biografia Verso l'infinito (Travelling to Infinity: My Life With Stephen), scritta da Jane Wilde Hawking, ex-moglie del fisico. Con un punto di vista più orientato verso Jane, infatti, la storia comincia quando i due si incontrano durante una festa in quel di Cambridge nel 1963 e si dispiega attraverso gli anni travagliati eppure felici del matrimonio.



E’ un film molto intimo che ci permette, grazie all’incredibile interpretazione di Eddie Redmayne, vincitore tra l'altro del Golden Globe, di conoscere la persona dietro il personaggio pubblico: Stephen, venuto a conoscenza della malattia motoneuronale che lo avrebbe tenuto in vita, a detta dei medici, per soli due anni, viene scaraventato fuori dalla depressione da Jane, che, con forza e determinazione, inizia a prendersi cura dell’uomo che sarà suo marito per oltre 25 anni. Conosciamo le dinamiche familiari della coppia, il senso dell’umorismo di lui, la voglia di continuare a lavorare, l’illusione di un’esistenza normale, l’amore di lei e successivamente il peso che una malattia degenerativa comporta e la perdita della certezza che fino a qualche anno prima era inconfutabile. 
Non è questo, ovviamente, il luogo adatto per poter giudicare le scelte personali dei due protagonisti: sappiamo, infatti, che il fisico e Jane divorziarono nel 1991 e nel 1995 convolò nuovamente a nozze con l’allora infermiera personale Elaine Mason interpretata da Maxine Peake. Jane, d’altra parte sposò Jonathan Hellyer Jones,  insegnante di musica, che si inserì pian piano nella famiglia Hawking prima dell’arrivo di Elaine.



E’ certamente una pellicola sincera, commovente, toccante e, da un punto di vista soggettivo, esemplare: da parte di Stephen, la determinazione di un uomo distrutto fisicamente, accompagnato nei suoi successi lavorativi da una donna che lo ha, semplicemente, allontanato, alcune volte anche prepotentemente, dall’abisso: Felicity Jones con la sua intensa interpretazione è in lizza tra le candidate all’Oscar per Miglior Attrice Protagonista
Unica pecca del film, è probabilmente l’aver messo in secondo piano il lavoro dello scienziato, trattato solamente in piccola parte nella parte iniziale del film e non approfondito del tutto: da questo punto di vista, il film per la tv del 2006, Hawking, che vede protagonista il concorrente all’Oscar per The Imitation Game, Benedict Cumberbatch, è più esplicativo.
La fotografia che gioca su primi piani, in alcune scene un po’ ricorda i filmini amatoriali in pellicola, dando così un’atmosfera retrò a tutto il film. L’intensa e bellissima colonna sonora, vincitrice del Golden Globe, scritta da Johann Jòhansson, accompagnano le sequenze della Teoria del Tutto amalgamandole in un’elegante danza che trasporta lo spettatore all’interno della storia. Inoltre se ci si fa caso, è possibile notare un accenno alla colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso di Ennio Morricone nel brano The Wedding: che sia un riferimento voluto o meno, di sicuro non può che arricchire una soundtrack perfetta per il film in questione.




Stephen Hawking ha apprezzato il film e sulla sua pagina Facebook ha scritto:
“Watching the The Theory of Everything Movie at the London premiere last night was an intense emotional experience for me. It is perhaps the closest I will come to time travel. Based on Jane's book, it follows our life together exploring the mysteries of the universe. I enjoyed watching it with my family and friends, and I hope audiences around the world enjoy it as well. –SH”





Inoltre, congratulandosi per l’interpretazione eccezionale di Eddie Redmayne scrive:

“Congratulations to Eddie Redmayne on his winning the Golden Globes Award for Best Actor in The Theory of Everything Movie. He looked like me, acted like me, and had my sense of humor. –SH”

lunedì 12 gennaio 2015

72nd GOLDEN GLOBE AWARDS: Tutti i Vincitori!

Sono stati assegnati, questa notte, al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles i 72esimi Golden Globes per categorie cinematografiche e televisive. La serata è stata condotta per la terza ed ultima volta dall'irriverente duo Tina Fey/Amy Poehler.
Qui di seguito, tutte le nominations e i vincitori in grassetto:



Miglior Film Drammatico
Boyhood
Foxcathcer
The Imitation Game
Selma
La Teoria del Tutto

Miglior Film Commedia o Musicale
Birdman
Grand Budapest Hotel
Into the Woods
Pride
St. Vincent

Miglior Regista
Wes Anderson, Grand Budapest Hotel
Ava DuVernay,  Selma
David Fincher, Gone Girl-  L’Amore Bugiardo
Alejandro Gonzales Inarritu, Birdman
Richard Linklater, Boyhood

Miglior Attore in un Film Drammatico
Steve Carrell, Foxcatcher
Benedict Cumberbatch, The Imitation Game
Jake Gyllenhaal, Nightcrawer – Lo Sciacallo
David Oyelowo, Selma
Eddie Redmayne, La Teoria del Tutto

Miglior Attore in un Film Commedia o Musicale
Ralph Fiennes, Grand Budapest Hotel
Michael Keaton, Birdman
Bill Murray, St. Vincent
Joaquin Phoenix, Vizio di forma
Christoph Waltz, Big Eyes

Miglior Attrice in un Film Drammatico
Jennifer Aniston, Cake
Felicity Jones, La Teoria del Tutto
Julianne Moore, Still Alice
Rosamund Pike, Gone Girl – L’Amore Bugiardo
Reese Whitherspoon, Wild

Miglior Attrice in un Film Commedia o Musicale
Amy Adams, Big Eyes
Emily Blunt, Into the Woods
Helen Mirren, Amore, Cucina e Curry
Julianne Moore, Maps to the Stars
Quuenzhane Wallis, Annie

Miglior Attrice non Protagonista
Patricia Arquette, Boyhood
Jessica Chastain, A Most Violent Year
Keira Knightley, The Imitation Game
Emma Stone, Birdman
Meryl Streep, Into the Woods

Miglior Attore non Protagonista
Robert Duvall, The Judge
Ethan Hawke, Boyhood
Edward Norton, Birdman
Mark Ruffalo, Foxcatcher
J.K. Simmons, Whiplash

Miglior Film in Lingua non Inglese
Force Majeure
Viviane
Ida
Tangerines Mandariinid
Leviathan

Miglior Colonna Sonora
Alexandre Desplat, The Imitation Game
Johann Johannsson, La Teoria del Tutto
Trent Reznor, Atticus Ross, Gone Girl – L’Amore Bugiardo
Antonio Sanchez, Birdman
Hans Zimmer, Interstellar

Miglior Canzone Originale
“Big Eyes”, Big Eyes
“Glory”, Selma
“Mercy Is”, Noah
“Opportunity”, Annie
“Yellow Flicker Beat”, Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1

Miglior Sceneggiatura
Wes Anderson, The Grand Budapest Hotel
Gillian Flynn, Gone Girl – L’Amore Bugiardo
Alejandro Gonzalez Inarritu, Nicolas Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo, Birdman
Richard Linklater, Boyhood
Graham Moore, The Imitation Game

Miglior Film d’Animazione
Big Hero 6
Il libro della vita
Boxtrolls
Dragon Trainer 2
The Lego Movie

Golden Globe alla Carriera – Premio Cecil B. DeMille
George Clooney

Miglior Serie Drama
The Affair
Downton Abbey
Game of Thrones
The Good Wife
House of Cards

Miglior Attore in una Serie Drama
Clive Owen, The Knick
Liev Schreiber, Ray Donovan
Kevin Spacey, House of Cards
James Spader, The Blacklist
Dominic West, The Affair

Miglior Attrice in una Serie Drama
Claire Danes, Homeland
Viola Davis, How to Get Away With Murder
Julianna Margulies, The Good Wife
Ruth Wilson, The Affair
Robin Wright, House of Cards

Miglior Serie Comedy o Musicale
Girls
Jane the Virgin
Orange Is the New Black
Silicon Valley
Transparent

Miglior Attrice in una Serie Comedy o Musicale
Lena Dunham, Girls
Edie Falco, Nurse Jackie
Julia Louis-Dreyfus, Veep
Gina Rodriguez, Jane the Virgin
Taylor Schilling, Orange Is the New Black

Miglior Attore in una Serie Comedy o Musicale
Louis C.K., Louie
Don Cheadle, House of Lies
Ricky Gervais, Derek
William H. Macy, Shameless
Jeffrey Tambor, Transparent

Miglior Film TV o Miniserie
Fargo
The Missing
The Normal Heart
Olive Kitteridge
True Detective

Miglior Attore in un Film TV o una Miniserie
Martin Freeman, Fargo
Woody Harrelson, True Detective
Matthew McConaughey, True Detective
Mark Ruffalo, The Normal Heart
Billy Bob Thornton, Fargo

Miglior Attrice in un Film TV o una Miniserie
Maggie Gyllenhaal, The Honorable Woman
Jessica Lange, American Horror Story: Freak Show
Frances McDormand, Olive Kitteridge
Frances O’Connor, The Missing
Allison Tolman, Fargo

Miglior Attrice non protagonista in un Film TV o una Miniserie
Uzo Aduba, Orange Is the New Black
Kathy Bates, American Horror Story: Freak Show
Joanne Froggatt, Downton Abbey
Allison Janney, Mom
Michelle Monaghan, True Detective

Miglior Attore non protagonista in un Film TV o una Miniserie
Matt Bomer, The Normal Heart
Alan Cumming, The Good Wife
Colin Hanks, Fargo
Bill Murray, Olive Kitteridge
Jon Voight, Ray Donovan



Foto dal RED CARPET
Foto dalla CERIMONIA

domenica 4 gennaio 2015

LO HOBBIT: La Battaglia delle Cinque Armate - La conclusione del viaggio.

Ci siamo, il viaggio è concluso. Cosa resta?

Dopo aver visto l'ultimo capitolo della trilogia, a mezzanotte di martedì 16 Dicembre nell'ambito della grande maratona Hobbit, decisi che prima di commentarlo lo avrei rivisto soprattutto per poter avere una visione d'insieme dell'intera saga, non facendomi coinvolgere totalmente dalle emozioni che la prima aveva suscitato.



La Battaglia delle Cinque Armate si apre esattamente nell'istante in cui si conclude La Desolazione di Smaug*. Forse, ancora di più rispetto allo stacco tra Un Viaggio Inaspettato* e il film successivo, sembra ci si trovi davanti ad un unico grande lungometraggio.

*Potere leggere le recensioni del primo e secondo film nel sito di cinema Cinematographe.it

Quando, nel 2012, Un Viaggio Inaspettato era ancora in post-produzione, Peter Jackson assieme al gruppo di produttori, in particolare Fran Walsh e Philippa Boyens, pensarono di poter realizzare una trilogia usufruendo del vasto materiale Tolkenieno presente nelle appendici del Signore degli Anelli. Il previsto Andata e Ritorno lasciò quindi il posto alla Desolazione di Smaug prima e La Battaglia delle Cinque armate poi.
Questo ultimo capitolo è, in durata, il più corto dei tre ed è un doppio anello che chiude non solo la nuova trilogia, ma funge da conclusione e collegamento perfetto con l'esalogia Jacksoniana.



Anche se non necessario, viene spontaneo paragonare Lo Hobbit al Signore degli Anelli. Nella nuova trilogia, ci sono molte citazioni alla vecchia e la regia di Peter Jackson appare chiara più volte. Non per questo Lo Hobbit è una mera fotocopia della sua progenie, ben altro, se ne discosta in giusta misura rendendolo a sua volta un prodotto unico: in primo luogo nei toni del racconto, molto più leggeri rispetto al manoscritto più famoso del professore (Lord of The Rings). Eppure La Battaglia delle cinque armate, come Il Ritorno del Re, è tanto risolutivo quanto epico seppur in maniera diversa. C'è molta intimità ed interiorità, e la trama orizzontale è intervallata da profondi momenti in cui un personaggio si dischiude allo spettatore.



Notevole ed affascinante è il percorso psicologico di Thorin Scudodiquercia, interpretato magistralmente da Richard Armitage. La sua scena essenziale, che si colloca prima della battaglia finale, è un'autentica distruzione e rinascita mentale, nonchè probabilmente una delle migliori rappresentazioni del suo personaggio.
A tenergli testa, ancor prima del protagonista, è il Re degli Elfi Silvani: il Thranduil di Lee Pace è determinato a riappropriarsi di ciò che pensa essere suo, ed è molto più simile a Thorin di quanto non si creda; anche il suo percorso narrativo è interessante ed è magnificamente interpretato dall'attore che lo impersona.
Grande rivelazione e gioiello della trilogia e in particolare del film conclusivo è lo Hobbit in persona: Martin Freeman. L'attore inglese, ormai a suo agio nei panni di Bilbo Baggins, ci mostra uno hobbit radicalmente cambiato rispetto alla partenza con la compagnia dei nani di Erebor: non solo ha trovato il coraggio e la determinazione nell'affrontare i nemici e gli amici, ma la sicurezza interiore e quella voglia di avventura che inizialmente sembrava impossibile da raggiungere. E Martin Freeman non si serve solo di parole per esprimere un’emozione o un turbamento: è sufficiente perdersi nelle sue espressioni facciali e sguardi per poter cogliere ciò che passa per la testa allo hobbit.
Non vanno dimenticati gli altri importanti membri del cast tutti perfettamente incastonati come fili intrecciati di una grande tela. Oltre alle garanzie sempre in ottima forma come Ian McKellen/Gandalf, Cate Blanchett/Galadriel o ancora Orlando Bloom/Legolas, sono da citare in particolare Luke Evans/Bard l’Arciere, portavoce degli uomini, tanto leader quanto padre di famiglia (maestosa la scena in cui lo vede fronteggiarsi contro Smaug), e Ryan Gage, il subdolo e stupido Alfrid, braccio destro del Governatore di Pontelagolungo, ci regala un’interpretazione tanto fastidiosa quanto geniale per il personaggio in questione.



I 149 minuti si sviluppano senza giri di parole: la battaglia è vicina e le pedine si posizionano attorno al campo di battaglia. La guerra, che sembra dilungarsi, in realtà utilizza il tempo necessario per districarsi e quindi concludersi. La Battaglia delle cinque armate che si fronteggiano tra le rovine della città di Dale e la Montagna Solitaria è ben lontana dalla grandezza dell’enorme scontro finale nel Ritorno del Re, ma certamente non meno epica. Elfi, nani, uomini, orchi ed aquile combattono e lo spettacolo visivo dell’HFR 3D ti trasporta letteralmente all’interno del conflitto.



I sentimenti non mancano: c’è amicizia, fratellanza, famiglia, amore: l’introduzione del personaggio di Tauriel, l’elfa interpretata da Evangeline Lilly, in una storia prevalentemente maschile, non denaturalizza la storia originale, ma la arricchisce con una componente romantica tutt’altro che sterile.



La Battaglia delle Cinque Armate è la degna conclusione di una trilogia realizzata con anima e cuore. Peter Jackson, da grande fan quale è, ha raggiunto l’obiettivo prefissato: soddisfare il fan di Tolkien e delle vicende nella Terra di Mezzo prima della Guerra per l’Unico Anello. C’è riuscito nella sua prima trilogia e c’è riuscito anche qui.
Ovviamente i tre film non sono esenti da difetti di forma e/o scelte non necessarie prese esclusivamente per esigenze cinematografiche, ma è innegabile la passione messa non solo dal regista, ma da tutta la crew che ha lavorato per anni a Lo Hobbit.
A tal proposito consiglio a tutti gli appassionati, la visione dei contenuti speciali delle edizioni estese: è incredibile vedere la lavorazione dei film, le riprese, la cura dei dettagli dei piccoli oggetti e delle grandi scenografie, i concept artistici, il suono, gli stupefacenti effetti speciali e tanto altro ancora.



Probabilmente questa trilogia non sarà ricordata come la sua precedente, la cui fama è cresciuta negli anni, e non è necessariamente un male. Il grande plauso che diamo a Lo Hobbit è anche il ringraziamento per averci riportato nella Terra di Mezzo, per averci fatto conoscere nuovi straordinari personaggi e fatti reincontrare altri, tanto amati, averci fatto vivere una grandissima ed emozionante avventura.

Grazie,

Farewell. 


venerdì 2 gennaio 2015

GONE GIRL - L'amore bugiardo di David Fincher

Un film a Capodanno, film tutto l'anno!

Per un'appassionata di Cinema come me, questo 2015 non poteva iniziare in modo diverso.
Il film visto il Primo dell'anno è sicuramente un film che fa e farà ancora parlare di sè per tutta la stagione dei premi, prossima ad iniziare.
Si tratta di GONE GIRL, ultimo lavoro del regista David Fincher tratto dall'omonimo romanzo scritto da Gillian Flynn nel 2012.

 

Parlare di una pellicola del genere senza svelare nulla è arduo. 
Che cosa rende L'amore Bugiardo un film unico? 
Un accurato dettaglio psicologico dei due personaggi principali in prima linea. Questa è sicuramente una storia d'amore, ma decisamente diversa dalle mille e mille viste in altrettanti film. Il matrimonio non è mai come ci viene fatto credere e le persone non sono mai come ci appaiono al di fuori. 
Le due ore e trenta minuti ruotano attorno alla scomparsa di Amy Dunne, moglie di Nick, il giorno del loro quinto anniversario di matrimonio. Tutti gli indizi sembrano portare alla conclusione che Nick sia il responsabile dell'occultamento della donna. 
La pellicola, che viene diretta in maniera ineccepibile e con straordinaria accuratezza, viene sviluppata attraverso tre punti di vista: quello esterno, che ci racconta ciò che accade dal momento in cui la donna scompare, e due punti di vista interni, quello di Nick e quello di Amy, giocando su flashback dapprima onirici, poi spiazzanti e rivelatori.



L'obiettiva lunghezza di Gone Girl di certo non pesa allo spettatore che rimane impietrito e curioso dalla prima all'ultima scena. C'è una minuzia psicologica e narrativa così precisa, da rendere la visione del film quasi disturbante e morbosa. Un grande plauso va quindi, non solo a David Fincher e alla sceneggiatura della stessa autrice del romanzo, ma soprattutto ai protagonisti della storia: Ben Affleck, ben assestato nella parte del marito dal carattere caleidoscopico e Rosamund Pike, la moglie misteriosa, che ci regala un'interpretazione veramente da Oscar, basta guardare soltanto il suo sguardo per rimanere estasiati ed attratti dall'incredibile bravura dell'attrice britannica.



E' un viaggio interiore nella vita matrimoniale della coppia. Un viaggio che distrugge la corazza dell' un amore perfetto e romantico e porta in superficie ciò che di marcio può nascere nella mente di due persone che mentono non solo a se stessi, pur consapevoli e perdurando per mantenere all'esterno il ritratto della coppia felice.
Non solo, Gone Girl, ci mette di fronte alla dura realtà: quante coppie possono dire di amarsi e fidarsi reciprocamente davvero? Quanto può essere manipolatore il ritratto che i media possono dare di noi?

Parlare ancora dell'amore bugiardo senza svelarne la trama diventa certamente difficile. E' un film che va visto, vissuto e fagocitato. 

Fortemente consigliato, cosa aspettate a prenotare un posto nel vostro cinema di fiducia?