"When I think of my wife, I always think of her head. I picture cracking her lovely skull, unspooling her brain, Trying to get answers."
Con questa frase e l'intenso e indimenticabile sguardo di Rosamund Pike si apre Gone Girl, l'ultima fatica di David Fincher ; le ipnotiche e affascinanti musiche di Trent Reznor e Atticus Ross fanno il resto. Nei 149 minuti (per niente dilatati) del lungometraggio ci confrontiamo con personaggi forti e sensibili, spietati e vulnerabili,sempre in forte contrapposizione verso se stessi e verso gli altri. Il punto di forza del film (tratto dal romanzo "Gone Girl" di Gillian Flynn) è la sua incredibile capacità di spiazzare e sorprendere lo spettatore in maniera maestosa e potente. L'intelligente e precisa regia di Fincher ci proietta verso una realtà incredibilmente umana e realistica nella quale è difficile non immedesimarsi.
La strabiliante capacità di cambiare prospettive e individualità dei protagonisti ci costringe a guardare il film con occhi nuovi, ad ogni colpo di scena, ad ogni forte e drastico cambiamento della vicenda.Lavoro ulteriormente valorizzato dall'ottima prova di Ben Affleck (intenso e decisamente azzeccato per il ruolo) e dalla magnifica interpretazione di Rosamund Pike (una nomination ai prossimi Oscar pare sia cosa certa,mi meraviglierei se non vincesse). Perciò quando si fa una forte critica ai media, alla tv, ai talk show,al continuo flusso di informazione spesso adibita a vuota e mera sostanza che applica la depersonificazione dell'individuo e della realtà, non c'è da meravigliarsi ; perché alla fine Gone Girl ci parla di questo: della nostra deumanizzazione, della nostra vulnerabilità e del confronto con i nostri demoni, che spesso possono essere anche le persone alla quali si giura "amore eterno". Alla fine si torna al principio, consapevoli della trappola, ma rimanere indifferenti non è consentito.
L'amore Bugiardo sarà nelle sale italiane a partire dal 18 Dicembre.
Interstellar di Christopher Nolan è un film potente.
Potente, significativo ed emozionante.
(POTREBBE CONTENERE SPOILER)
In un futuro non molto lontano, o in un Ventunesimo
secolo alternativo, la Terra sterile, inizia a diventare il posto non più
ospitale in cui l’Uomo è nato: costretto ad abbandonare lo sviluppo
tecnologico, si dedica esclusivamente alla produzione del cibo sempre più
scarseggiante. Un gruppo di ricercatori della Nasa, società ormai costretta ad
operare in una base segreta, manda in avanscoperta, in un progetto denominato
Lazarus, un gruppo di astronauti alla ricerca di un pianeta conforme ad ospitare
la Specie Umana. Cooper (Matthew McConaughey), ex pilota della Nasa stessa ed
ora agricoltore, viene chiamato ad intraprendere un viaggio interstellare a
bordo della nave spaziale Endurance assieme a Brand (Anne Hathaway), figlia del
professor Brand (Michael Caine), Doyle (Wes Bentley), Romilly (David
Gyasi) e i robot TARS e CASE.
In un momento di estrema crisi per il genere umano, l’istinto
di sopravvivenza (nonché di esplorazione e disperazione) porta l’uomo ad alzare lo sguardo al cielo, a cercare una nuova casa e quindi lasciare quel pianeta che gli ha
dato la vita.
Cooper, è costretto ad abbandonare la sua famiglia ed in
particolare sua figlia, Murph (Mackenzie Foy), a cui è molto legato. La componente Amore è
certamente presente nel film, e anche se potrebbe sembrare stucchevole come la
frase ”L’amore è l’unica cosa che trascende il tempo e lo spazio” è ciò che
preme sul protagonista nell’accettare una missione che lo porterà via dai suoi
cari per anni, forse per sempre, pur di trovare una soluzione diversa dall’estinzione.
Non solo, anche l’importanza del contatto umano, è ciò che si contrappone al
freddo acciaio e al nulla esterno che avvolge i solitari pionieri.
Ma il tema più importante di Interstellar è senza dubbio
il tempo, argomento assai caro a Nolan. Attraversato il wormhole, chiamato
Gargantua, il tempo sulla Terra corre più velocemente rispetto a quello
trascorso in quella nuova galassia a causa della forte attrazione
gravitazionale. E quindi vediamo trascorrete contemporaneamente le vicende
degli astronauti e la vita sulla terra, in particolare le vicissitudini della
famiglia di Cooper e sua figlia ormai adulta e diventata astrofisica al fianco
del professor Brand, in un tempo che non scorre alla stessa maniera in entrambe
le parti.
Come se non bastasse, il tempo è scandito anche dall’immensa
colonna sonora scritta da Hans Zimmer: quasi ritmica, ma cadenzata, come le
battute di un orologio, eppure imponente e drammatica.
Tralasciando il 3D, Nolan si concentra sulla qualità
della fotografia e facendo questo certamente ci guadagna: lo Spazio è
meraviglioso, un’esplosione di colori e sfumature che fanno sognare lo
spettatore e lo catapultano in un infinito emozionante e quasi commovente. Una
bomba visiva molto realistica, affascinante e inquietante allo stesso tempo: il
buio si contrappone alla luce accecante, come i silenzi della cabina di comando
ai i rumori dell’astronave stessa.
Gargantua
Ci sono scienza, fisica, astrofisica e fantascienza e un
po’ ricordano i trip mentali di Inception e, perché no, anche le trame Wibbly
Wobbly Timey Wimey della serie inglese Doctor Who. Una rete intricata in cui il tempo non è
lineare. E’ forse questo il punto debole di Interstellar: alcuni concetti non
sono spiegati a dovere e lasciano un sapore di incompletezza nei confronti di
una sceneggiatura seppur molto convincente, ma abbandonata alle supposizioni
del protagonista.
SPOILER La Timeline di Interstellar spiegata nell'immagine
Interstellar ti tiene incollato alla poltrona e, se Alfonso
Cuaron è riuscito con Gravity, in meno di 90 minuti, a raccontare una storia
non perdendosi in lungaggini inutili e creando un prodotto notevolissimo, i 168
minuti del film di Nolan non pesano perché bilanciano suspense a racconto non
risultando (quasi mai) noioso né prolisso.
A conclusione di ciò, vanno a chiudere il cerchio, le
magnifiche, ma non esagerate performance degli attori principali: McConaughey,
sempre più sull’olimpo Hollywooddiano, seguendo la scia che lo ha portato all’Oscar
come attore protagonista per Buyers Dallas Club e i tanti consensi dovuti alla
serie tv True Detective, dimostra la grande bravura nell’interpretare un ruolo
così drammatico eppure tanto umano; Anne Hathaway interpreta l’essenza dell’eterna
contrapposizione tra testa e cuore, emozionante; Jessica Chastain, la figlia di
Cooper, Murph versione adulta, porta con sé rabbia e determinazione nel cercare una
soluzione che salvi l’umanità e la porti a rincontrare il suo amato padre,
davvero brava!
Valori umani, immagini suggestive, una storia che ti
porta a pensare e a riflettere sul futuro.
Il commento che ho letto più spesso riguardo a Smetto
Quando Voglio è stato:”Hanno copiato da Breaking Bad!”
Ed in realtà così sembrerebbe. In effetti la storia
presenta una similitudine molto accentuata verso la serie dei record americana:
la produzione e lo spaccio di una smart drug da parte di un gruppo di laureati ricercatori
precari.
Ma se alcuni gridano al plagio e alla mancanza di
originalità, al contrario questa è una pellicola che con grande ironia prende in
prestito un’idea d’oltreoceano e la traduce in maniera simpatica e decisamente
molto diversa dagli standard della commedia italiana attuale, anche prendendosi
un po’ in giro!
La trama semplice, ma assolutamente non banale, è scandita da scene
esilaranti, eppure mai sopra le righe, e da dialoghi a volte geniali che vanno
a scontrarsi con prove d’attore veramente apprezzabili a partire dal
protagonista, Pietro Zinni interpretato da Edoardo Leo. La Banda dei
ricercatori è poi completata da Libero De Rienzo (l’economista), Pietro
Sermonti (l’antropologo), Valerio Aprea e Lorenzo Lavia (i latinisti), Stefano
Fresi (il chimico) e Paolo Calabrese (l’archeologo).
La banda al completo.
La fotografia sembra essere uscita da qualche filtro
Instagram, ma quei colori così accesi e cupi al tempo stesso rendono
l’atmosfera quasi psichedelica (da laboratorio chimico direi quasi!) e
piacevole alla vista.
Una sorta di Ocean’s Eleven all’italiana, accattivante e
convincente.
Il cast di Smetto Quando Voglio nel poster parodia di Nymphomaniac.
Sydney Sibilia entra di prepotenza nel panorama
cinematografico italiano e fa centro. Sarebbe bello vedere film scritti in
questa maniera anche in futuro.