"When I think of my wife, I always think of her head. I picture cracking her lovely skull, unspooling her brain, Trying to get answers."
Con questa frase e l'intenso e indimenticabile sguardo di Rosamund Pike si apre Gone Girl, l'ultima fatica di David Fincher ; le ipnotiche e affascinanti musiche di Trent Reznor e Atticus Ross fanno il resto. Nei 149 minuti (per niente dilatati) del lungometraggio ci confrontiamo con personaggi forti e sensibili, spietati e vulnerabili,sempre in forte contrapposizione verso se stessi e verso gli altri. Il punto di forza del film (tratto dal romanzo "Gone Girl" di Gillian Flynn) è la sua incredibile capacità di spiazzare e sorprendere lo spettatore in maniera maestosa e potente. L'intelligente e precisa regia di Fincher ci proietta verso una realtà incredibilmente umana e realistica nella quale è difficile non immedesimarsi.
La strabiliante capacità di cambiare prospettive e individualità dei protagonisti ci costringe a guardare il film con occhi nuovi, ad ogni colpo di scena, ad ogni forte e drastico cambiamento della vicenda.Lavoro ulteriormente valorizzato dall'ottima prova di Ben Affleck (intenso e decisamente azzeccato per il ruolo) e dalla magnifica interpretazione di Rosamund Pike (una nomination ai prossimi Oscar pare sia cosa certa,mi meraviglierei se non vincesse). Perciò quando si fa una forte critica ai media, alla tv, ai talk show,al continuo flusso di informazione spesso adibita a vuota e mera sostanza che applica la depersonificazione dell'individuo e della realtà, non c'è da meravigliarsi ; perché alla fine Gone Girl ci parla di questo: della nostra deumanizzazione, della nostra vulnerabilità e del confronto con i nostri demoni, che spesso possono essere anche le persone alla quali si giura "amore eterno". Alla fine si torna al principio, consapevoli della trappola, ma rimanere indifferenti non è consentito.
L'amore Bugiardo sarà nelle sale italiane a partire dal 18 Dicembre.
Recensione a cura di Fabrizio Condino
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