Gli Oscar si avvicinano e, come da qualche anno a questa
parte, mi piace arrivare all’evento cinematografico dell’anno preparata e
pronta a tifate il mio film e attore e attrice preferiti.
Dopo aver visto e parlato di The Theory of Everything,
biopic dedicato al cosmologo e scienziato Stephen Hawking, con protagonista un
eccezionale Eddie Redmayne, ho continuato lo studio guardando altre due
pellicole nominate, come La teoria del Tutto (e non solo), a Miglior Film e
Migliore Attore Protagonista: The Imitation Game e Birdman (o l’imprevedibile
virtù dell’ignoranza).
The Imitation Game è la storia di Alan Turing, da tutti
conosciuto come precursore del personal computer, è colui che ha decifrato il
Codice Enigma durante la Seconda Guerra Mondiale, aiutando la Gran Bretagna e
gli Stati Uniti d’America a vincere il conflitto contro la Germania Nazista. E’
il ritratto di un grande uomo che ha dovuto combattere non solo contro la
guerra, ma anche contro tutte quelle persone che non hanno mai accettato il suo
orientamento sessuale: Alan era omosessuale.
The Imitation Game si sviluppa, attraverso dei flashback,
secondo il racconto dello stesso Alan, interpretato da un magistrale Benedict
Cumberbatch, che in sede di interrogatorio dopo un furto nella sua abitazione e
le accuse di omosessualità, ripercorre gli anni di lavoro presso i servizi
segreti della Gran Bretagna. E’ il ritratto di un uomo dal carattere solitario,
un genio della matematica, e perseguitato fisicamente e psicologicamente fino
alla morte dalle stesse autorità del suo Paese. L’attore protagonista descrive
molto bene le gioie del successo e le sofferenze di un uomo, praticamente
abbandonato da coloro i quali egli ha prestato servizio.
Il film di per sé, non spicca di eccezionalità, l’utilizzo
di immagini documentario che mostrano i momenti della guerra e una voce
fuoricampo che fa da cronaca, mal si sposa con lo stile del film, d’altra
parte, è proprio la performance dell’attore protagonista, accompagnato da buoni
co-protagonisti come Keira Knightley, Charles Dance, Matthew Goode e Mark
Strong, mantengono a galla un The Imitation Game registicamente debole. E’
comunque un film che certamente va visto, non necessariamente per le qualità
tecniche senza infamia e senza lode del
film, il montaggio è umile e manca di originalità, quanto per la storia di un grande uomo che ha fatto la Storia, se mi permettete il giro di parole, ma
dimenticato e condannato dal bigottismo della gente.
Come dal bianco al nero, Birdman, ultima fatica dell’eccentrico
regista Alejandro González Iñárritu, non
può essere più diverso dal film precedente. Con un impianto quasi satirico nei
confronti di un cinema sempre più orientato verso i Cinecomic e i Blockbusters
che si servono si sequel, reboot e remake, è la storia di un attore legato,
anzi intrappolato, nel ruolo iconico dell’Uomo Uccello, che nel pieno del decadimento
artistico, prova a distaccarsi da questa ombra portando in scena uno
spettacolo a Broadway. Con un impianto registico costituito interamente da
piani sequenza che seguono ininterrottamente i movimenti degli attori, entriamo
non solo nella testa di Riggan Thompson, interpretato da Michael Keaton, finalmente tornato in una prova degna del suo nome, ma
anche in quelle dei personaggi che gli girano attorno: c’è la figlia Sam, ex
tossicodipendente ora assistente del padre-attore, una ragazza instabile eppure
potente e scioccante che mette di fronte a suo padre una vita fatta di assenze ed indifferenza:
è interpretata da una immensa Emma Stone candidata nella categoria di Miglior
Attrice Non Protagonista; c’è Mike Shiner, il collega rivale, che non finge nel
suo lavoro, ma recita nella vita reale: Edward Norton ha più che meritato la
candidatura a Miglior Attore Protagonista; c’è il manager-amico Jake, certamente
più interessato all’immagine pubblica del suo cliente più che alla sua salute fisica e
mentale: ne veste i panni un irriconoscibile Zach Galifianakis che ben si
presta ad un ruolo totalmente diverso dai suoi soliti; infine da non
dimenticare la performance di Naomi Watts, la fragile collega di Riggan.
Birdman è una pellicola inquieta. Il ritmo improvvisato
di una batteria ci accompagna per tutta la durata del film come se un’ombra
oscura aleggiasse continuamente nelle menti dei personaggi.
Come da sottotitolo, è imprevedibile, e l’ombra di Birdman che segue Riggan è l’alterego
di un artista incapace di scrollarsi di dosso il personaggio che lo ha reso
famoso. Da un punto di vista potrebbe rivelarsi come la storia dello stesso
Keaton, ricordato soprattutto per il suo Batman, a lungo fuori dal Cinema
impegnato e critico verso i colleghi del momento: implicite sono le
frecciatine ai supereroi di oggi.
E’ un film certamente di non facile comprensione, ma che
sfida lo spettatore a un Cinema diverso anche grazie ad una regia innegabilmente unica. Lo consiglio quindi a chi vuole vedere
qualcosa di strano ed assurdo: alla fine del film, lo amerete o lo odierete;
non ci saranno sfumature di alcun tipo.