sabato 7 febbraio 2015

The Road To Oscars: The Imitation Game e Birdman

Gli Oscar si avvicinano e, come da qualche anno a questa parte, mi piace arrivare all’evento cinematografico dell’anno preparata e pronta a tifate il mio film e attore e attrice preferiti.
Dopo aver visto e parlato di The Theory of Everything, biopic dedicato al cosmologo e scienziato Stephen Hawking, con protagonista un eccezionale Eddie Redmayne, ho continuato lo studio guardando altre due pellicole nominate, come La teoria del Tutto (e non solo), a Miglior Film e Migliore Attore Protagonista: The Imitation Game e Birdman (o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza).
Due pellicole totalmente diverse che eppure si contendono le stesse statuette. (Potete leggere qui tutte le nominations alla statuetta d’Oro.)



The Imitation Game è la storia di Alan Turing, da tutti conosciuto come precursore del personal computer, è colui che ha decifrato il Codice Enigma durante la Seconda Guerra Mondiale, aiutando la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d’America a vincere il conflitto contro la Germania Nazista. E’ il ritratto di un grande uomo che ha dovuto combattere non solo contro la guerra, ma anche contro tutte quelle persone che non hanno mai accettato il suo orientamento sessuale: Alan era omosessuale.
The Imitation Game si sviluppa, attraverso dei flashback, secondo il racconto dello stesso Alan, interpretato da un magistrale Benedict Cumberbatch, che in sede di interrogatorio dopo un furto nella sua abitazione e le accuse di omosessualità, ripercorre gli anni di lavoro presso i servizi segreti della Gran Bretagna. E’ il ritratto di un uomo dal carattere solitario, un genio della matematica, e perseguitato fisicamente e psicologicamente fino alla morte dalle stesse autorità del suo Paese. L’attore protagonista descrive molto bene le gioie del successo e le sofferenze di un uomo, praticamente abbandonato da coloro i quali egli ha prestato servizio.
Il film di per sé, non spicca di eccezionalità, l’utilizzo di immagini documentario che mostrano i momenti della guerra e una voce fuoricampo che fa da cronaca, mal si sposa con lo stile del film, d’altra parte, è proprio la performance dell’attore protagonista, accompagnato da buoni co-protagonisti come Keira Knightley, Charles Dance, Matthew Goode e Mark Strong, mantengono a galla un The Imitation Game registicamente debole. E’ comunque un film che certamente va visto, non necessariamente per le qualità tecniche senza infamia e senza lode del  film, il montaggio è umile e manca di originalità, quanto per la storia di un grande uomo che ha fatto la Storia, se mi permettete il giro di parole, ma dimenticato e condannato dal bigottismo della gente.



Come dal bianco al nero, Birdman, ultima fatica dell’eccentrico regista  Alejandro González Iñárritu, non può essere più diverso dal film precedente. Con un impianto quasi satirico nei confronti di un cinema sempre più orientato verso i Cinecomic e i Blockbusters che si servono si sequel, reboot e remake, è la storia di un attore legato, anzi intrappolato, nel ruolo iconico dell’Uomo Uccello, che nel pieno del decadimento artistico, prova a distaccarsi da questa ombra portando in scena uno spettacolo a Broadway. Con un impianto registico costituito interamente da piani sequenza che seguono ininterrottamente i movimenti degli attori, entriamo non solo nella testa di Riggan Thompson, interpretato da Michael Keaton, finalmente tornato in una prova degna del suo nome, ma anche in quelle dei personaggi che gli girano attorno: c’è la figlia Sam, ex tossicodipendente ora assistente del padre-attore, una ragazza instabile eppure potente e scioccante che mette di fronte a suo padre una vita fatta di assenze ed indifferenza: è interpretata da una immensa Emma Stone candidata nella categoria di Miglior Attrice Non Protagonista; c’è Mike Shiner, il collega rivale, che non finge nel suo lavoro, ma recita nella vita reale: Edward Norton ha più che meritato la candidatura a Miglior Attore Protagonista; c’è il manager-amico Jake, certamente più interessato all’immagine pubblica del suo cliente più che alla sua salute fisica e mentale: ne veste i panni un irriconoscibile Zach Galifianakis che ben si presta ad un ruolo totalmente diverso dai suoi soliti; infine da non dimenticare la performance di  Naomi Watts, la fragile  collega di Riggan.
Birdman è una pellicola inquieta. Il ritmo improvvisato di una batteria ci accompagna per tutta la durata del film come se un’ombra oscura aleggiasse continuamente nelle menti dei personaggi. Come da sottotitolo, è imprevedibile, e l’ombra di Birdman che segue Riggan è l’alterego di un artista incapace di scrollarsi di dosso il personaggio che lo ha reso famoso. Da un punto di vista potrebbe rivelarsi come la storia dello stesso Keaton, ricordato soprattutto per il suo Batman, a lungo fuori dal Cinema impegnato e critico verso i colleghi del momento: implicite sono le frecciatine ai supereroi di oggi.

E’ un film certamente di non facile comprensione, ma che sfida lo spettatore a un Cinema diverso anche grazie ad una regia innegabilmente unica. Lo consiglio quindi a chi vuole vedere qualcosa di strano ed assurdo: alla fine del film, lo amerete o lo odierete; non ci saranno sfumature di alcun tipo. 


Nessun commento:

Posta un commento